
Quanti di noi si sono regalati almeno una volta nella vita l’ebbrezza di un soave massaggio che tocchi i nostri punti nevralgici trasformando la tensione in modulato piacere? Certamente il massaggio può essere sinonimo di relax e funzionale alla distensione corporea, all’addormentarsi, al conoscersi nei preliminari di un incontro sessuale ma non è da escluderlo come tecnica di terapia corporea.
L’idea di una terapia psicologica incentrata sul massaggio (terapia corporea, appunto) si è venuta formando in seguito ad alcune esperienze effettuate in ambiti molto diversi, e come tentativo di risposta ad alcune questioni che come psicologi ci siamo posti. L’ipotesi di un percorso terapeutico corporeo, o di una forma di lavoro integrato tra corpo e parola ci da la possibilità di esplorare in maniera più approfondita la potenzialità del massaggio, sia come lavoro sul corpo, sia come “porta magica” aperta sull’altro. Oltre che negli States anche in Italia si è deciso di offrire (L’associazione Italiana Rilassamento Analitico, per prima) la possibilità, a chi lo desidera, di sottoporsi ad una o più sessioni individuali seguite da colloquio con uno psicoterapeuta nel quale verbalizzare ed analizzare i vissuti emersi nel contatto. Il risultato è stato soddisfacente, non solo perchè le richieste sono state molte ma soprattutto per la qualità e la quantità di vissuti prodotti, che hanno consentito di far emergere problematiche che gli stessi operatori faticavano a mettere a fuoco in momenti esclusivamente “verbali”. Esiste però un fattore di rischio da tener presente : è la difficoltà anche da parte dell’operatore (massaggiatore istruito anche da psicoterapeuti) di stabilire e gestire un contatto profondo con alcuni pazienti con maggiori difficoltà cognitive e motorie senza sentirsi risucchiati e coinvolti troppo emotivamente. Il desiderio di “dare” di giovani operatori, ma anche di giovani psicologi, quasi sempre comporta grande disagio non sapendo come tutelarsi soprattutto da un punto di vista emotivo. Il “dare” spesso si concretizza in maggiore attenzione all’accudimento, ma, oltre ad un vago senso di inadeguatezza, i problemi maggiori possono venire dalla gelosia di altri pazienti, dal rischio di fraintendimento di tipo sessuale o dalla difficoltà degli operatori di staccare quando il coinvolgimento diventa eccessivo. Importante quindi è istruire adeguatamente gli operatori e fare in modo che siano loro a lanciare lo sprint al paziente prima di entrare in terapia psicologica, perchè se un paziente non chiederà mai di essere toccato, forse è proprio attraverso il contatto che possiamo davvero parlare al corpo, e sintonizzarci con esso. Di fatti in contatto, il tatto, sono la lingua madre del corpo da sempre, dalle prime settimane di vita e da migliaia di anni. Il tatto è il primo senso che sviluppiamo e l’ultimo che perdiamo. Grazie alle più recenti scoperte della biofisica, la visione del corpo, ed in particolare della pelle, come semplici contenitori di organi, appaiono
oggi superate a favore di un insieme integrato di funzioni complesse. Parliamo di un
IO-Pelle che appare come una sorta di cervello proteso nell’ambiente, uno dei principali strumenti di raccolta dati con l’esterno.
In ambito psicoterapeutico abbiamo assistito negli ultimi anni ad una profonda trasformazione, dovuta proprio al cambiamento della richiesta che oggi si rivolge alla psicoterapia: il corpo è l’assoluto protagonista di ogni aspetto del mondo, è l’immaginario, la fantasia, il sintomo, il territorio nel quale più che mai affetti, relazioni, desideri e frustrazioni vivono e vengono agiti. Una psicoterapia è fatta prevalentemente di comunicazioni “analogiche” (Non-verbali) e non solo “digitali”(verbali) direbbero i cari colleghi sistemici.
E allora ecco che il massaggio non è più un pretesto per apparire o per dimostrare, un compagno da associare solo a beauty farm e ad estetisti, ma diventi la chiave di volta di interpretazioni analitiche e diventi un gran bel viatico per soddisfare il bisogno di contatto e il desiderio profondo di affidarsi. Se seguissimo il massaggio solo per aderire alla deleteria “cultura del benessere” finiremo per occultare il suo significato di apertura della dimensione corporea per portare alla ribalta solo il corpo reale ma dimenticandoci di quello vissuto, il corpo fantasmatico, il corpo emozione.
Un altro spunto di riflessione importante è che a fronte di un ormai condiviso paradigma psicosomatico, che così chiaramente ci mostra l’influenza della psiche sul corpo, è mancato finora l’approfondimento di un approccio “Somato-Psichico” che muova in direzione opposta cercando di chiarire quanto e come è il soma ad influenzare l’attività psichica. In ultima analisi e da buon moderatore non posso che piazzarmi tra le due posizioni e decantare ancora una volta che l’interdipendenza tra le parti di un sistema è legge inopinabile, sia esso un sistema corporeo sia esso un sistema sociale, anima e psiche si influenzano a vicenda in un gioco delle parti circolare. “In medium stat virtus”, dicevano i latini.
Dott. Davide Cinotti
Cooperativa Sociale C&C onlus
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